Bambini a teatro
A questo riguardo mi permetto un appunto: troppo spesso la “politica dei prezzi” nei confronti dei più piccoli non rispetta i bilanci familiari (ci sono per fortuna molte eccezioni virtuose). E nemmeno dimostra l’intelligenza di considerare i bambini un investimento sul futuro del teatro stesso.
Prendiamo ad esempio il dramma: nel caso di copione “a rischio”, mi sono trovato costretto a dover scegliere se investire i “ridotti” 12 euro (per poi vederli sciupati, con i piccoli addormentati per tutto lo spettacolo) o rinunciare alla serata in famiglia e all’opportunità di proporre qualcosa di nuovo e diverso dalla solita commedia leggera. Peccato.
Ancora: in virtù del “posto unico” ho dovuto pagare intero (mi pare non sia stato sempre così) anche per il figlio novenne (salvo mentire -e diseducare- sulla sua età) in un Arsenale stipato da oltre cinquecento spettatori. Credo che una scelta di maggior rispetto per la famiglia (consuetudine, in altri paesi) non avrebbe inciso sui bilanci della Compagnia (se non sbaglio la rassegna nei cortili vede molta parte delle spese coperte dall’Assessorato alla Cultura).
Il teatro va senz’altro sostenuto, ne sono convinto: proprio per questa ragione, infatti, anche quando scrivevo per VERONAtime, rivista cittadina di teatro e spettacoli, quasi mai richiedevo l’ingresso omaggio. Ma in questo caso è un discorso più generale, si tratta di attenzione sociale. Guardando le platee si osservano davvero pochi bambini e magari molti posti vuoti. Lo sforzo sarebbe minimo, ma quanto apprezzabile il risultato, anche proiettandolo nel lungo periodo!