Biutiful
Se pensate che sia esercizio difficile, se non addirittura impossibile, concentrare una parte significativa dei mali del mondo in un solo film (anche se lungo oltre due ore) allora non avete visto “Biutiful” del regista messicano Alejandro González Iñárritu (“Amores perros” e “21 grammi”). Un condensato sublime di umanità e disperazione, di tragedia e di pietà. Sono presenti tutti i temi delicatissimi della nostra attualità: dall’immigrazione e dallo sfruttamento del lavoro nero alla corruzione, dal dramma familiare al disagio psichico e alla violenza sui minori, per chiudere con la malattia. Terminale, ovviamente.
Il film è ambientato in Spagna, a Barcellona, in un contesto alquanto degradato, dove l’humanitas comunque mai cessa di ordire le sue trame pietose. Il tipico individualismo urbano moderno si innesta in un crogiuolo di razze e appartenenze che alla fine si riscopre, a suo modo, solidale. Dove la forza dell’uomo vince su tutto e, pure nell’oscurità del dramma, riesce a far brillare una piccola luce di speranza. Che guizza a sorpresa, facendo capolino in un’inquadratura, uno sguardo, un sorriso, una battuta.
Se ne esce massacrati, come da un susseguirsi di pugni allo stomaco. Ma non disperati. Biutiful.
Luciano Lorini
(pubblicato il 24.03.2011 su Verona-in blog)