Leonardo

L’abbraccio a Leonardo «Sei stato il nostro sole»

Folla ai funerali del giovane morto in moto

L’addio a Lorini con centinaia tra amici, scout e compagni di studi

Sulla bara di legno chiaro una maglietta bianca, con le firme in pennarello dei compagni di studi: «Leo, eri il nostro sole», dice un giovane, «un amico leale, genuino». Un capo scout dell’Agesci Verona 3, con altri ragazzi di tante avventure all’aria aperta e di esperienze di servizio ai più deboli, parla di «Testuggine indecifrabile».

Ricordando l’energia contagiosa e la personalità poliedrica «del fratello scout». Il papà, Luciano, leggendo una lettera al figlio con la mamma Lisa, racconta «gli abbracci che ci davamo sempre, quando ci si salutava». Nella chiesa di San Domenico Savio, in Borgo Milano, il grande abbraccio di diverse centinaia di persone, tra cui tantissimi giovani, a Leonardo Lorini. Il ventitreenne morto mercoledì scorso, in circonvallazione Oriani, perdendo il controllo della sua moto Honda e andando a sbattere contro unalbero.

Il silenzio, il raccoglimento, lasciano subito spazio alle parole. Che danno corpo ai pensieri. Anche quelli più tristi. Ma c’è bisogno di parole, che diano un senso a un tragedia impossibile da comprendere. Don Paolo Troiani, a lungo educatore di Leonardo, racconta la sua esuberanza contagiosa, i tanti incontri, le gite, le serate di musica, da lui organizzati. «Voleva rendere eterno ogni istante, ogni esperienza», dice il prete, che ha concelebrato la messa, animata dal coro, con il parroco di San Domenico Savio, don Paolo Giovannelli, e un’altra decina di sacerdoti.

Nei primi banchi i familiari, papà Luciano e mamma Lisa Lazzarini, il fratello maggiore di Leonardo, Luca, con Silvia, e la fidanzata del giovane scomparso, Anna. E poi i nonni Clara e Lele, Rita e Giorgio. I parenti, gli amici, gli scout, i compagni di studio – Leonardo stava per laurearsi in Relazioni Internazionali, a Padova – e quelli del liceo Fracastoro.

La lettera del papà: «Hai morso la tua vita alla grande»

Alle parole dà corpo, in una lunga lettera al figlio che riporta anche testimonianze di amici, il papà Luciano, con la moglie Lisa. Passa in rassegna la breve ma intensa vita del ragazzo. Lo studio, il lavoro, gli scout, la musica, lo sport, i viaggi. L’amore per Anna. I mesi trascorsi in casa durante il Covid, «quando abbiamo parlato e suonato tanto ». Poi la citazione: «Mordi la vita prima che lei ti morda », ricorda il papà, attingendo al cantautore serbo Goran Kuzminac. «Crediamo che tu sia riuscito a mordere la vita alla grande, prima che la vita ti mordesse con tanta veemenza. Guarderemo i tuoi amici crescere e diventare uomini e sarà per noi un modo per immaginare i mille tuoi futuri possibili».

Elisabetta Baldo, a nome di un gruppo di amici, ricorda i tanti momenti vissuti insieme, e la musica. Ecco, la musica. Dice anche quello che le parole non arrivano a dire. Il maestro di tromba di Leonardo, che la suonava fin da bambino, fa vibrare i cuori suonando la melodia del film “Mission”, scritta da Ennio Morricone. Il coro canta l’Ave Maria di Bepi De Marzi. E dietro la foto di Leonardo con la data del funerale, la strofa di Francesco Guccini: «Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi».

di Enrico Giardini
L’Arena, pagina 22 – 21 apr 2024

Luciano

Veronese, classe 1967. Informatico di professione, coltiva mille passioni con cui impiega il sempre troppo poco tempo libero: musica, lettura, cinema e teatro, oltre a computer e bicicletta. Cittadino attento e sensibile, si interessa alla vita sociale e politica e pedala per la città perché crede nella bici come viatico per un maggior benessere, individuale e collettivo.

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