Leonardo

In 150 a Padova per la sua laurea. «Così abbiamo voluto ricordare Leo»

Dopo la tragedia dello scorso aprile

Familiari e amici alla facoltà di Scienze politiche. Il papà: «Volevi un mondo equo. Ci hai insegnato a vivere con curiosità».

Nell’aula M della facoltà di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani a Padova, Leo non c’è. Eppure è lì. È nelle lacrime e nei sorrisi. Nei gesti. Nei ricordi di chi Leonardo Lorini l’ha vissuto. Si sarebbe dovuto laureare lo scorso luglio. Un’incidente in moto in circonvallazione Oriani, il 16 aprile, lo ha portato via. Aveva solamente 23 anni. Ma quel sogno – Leo veniva chiamato l’«ambasciatore» – continua in tanti altri cuori.

Ieri a mamma Lisa, papà Luciano e al fratello Luca è stata consegnata la laurea alla memoria. Leonardo Lorini è dottore. Sono verbi al presente. Il passato c’è, è lì, ma ha un’altra forma. Un altro significato. Restano le fotografie, quelle che lo ritraggono e che gli amici stanno portando in giro per il mondo. Ma anche i simboli. Come la corona d’alloro – quella che di solito si mette in testa a chi si laurea – stavolta viene appoggiata a fianco al loculo al cimitero di San Massimo.

Celebrazioni e cerimonie insieme. «Grazie Leo per averci mostrato che la vita va vissuta con apertura e curiosità», ha detto papà Luciano. «Oggi (ieri, ndr) ti onoriamo non solo come studente, ma come persona che ha lasciato un segno profondo nei cuori di chi ti ha conosciuto. Questa laurea simboleggia l’impegno generazionale al quale vogliamo credere, perché il futuro appartiene a chi, come te, credeva nella possibilità di un mondo più giusto, più equo e più unito».

Il viaggio a Padova e la festa

Gli amici si sono dati appuntamento già mercoledì sera, quando a Padova, e non solo, gli universitari si ritrovano a far festa. Il giorno dopo (non per tutti, chiaro) non c’è lezione e si può anche far tardi. Qualche cin tra di loro, nei bar del centro. Tutti alla memoria del loro Leo. I parenti sono partiti in mattinata, direzione Padova. Nell’aula M del palazzo Wollemborg alla fine ci sono più di centocinquanta persone. Tutte lì, tutte per Leonardo. «Le ringrazio perchè è stato un regalo non dovuto. Abbiamo provato una letizia profonda», aggiunge il padre. Un modo di affrontare l’assenza che pesca a piene mani nel bene che una persona lascia dietro di sè: «Proviamo un dolore grande, ma abbiamo scelto di reagire con quanto di bello c’è ancora qui».

Le parole degli amici

Leonardo aveva sostenuto l’ultimo esame, l’ultimo gradino della sua prima grande scala della vita, durante l’erasmus a Pamplona. Proprio quell’esame – com’è stato ripetuto ieri – ha dato pieno titolo alla consegna del certificato. «Lorini sarà per sempre uno di noi», le parole della commissione. Un momento formale certo, ma anche carico d’intensità.

Quella di ieri sarebbe dovuta essere una festa piena. E in qualche modo lo è stata. Con il brindisi finale. «Quante volte abbiamo fantasticato e immaginato questo momento», la lettera degli amici più stretti, «e altrettante le volte in cui tu, Leo, hai detto “no butei sono indietrissimo con la tesi, mi laureo a marzo”». Sarebbe stato un anno dopo quelle parole. Invece no. Ce l’avrebbe fatta già a luglio, ma il destino ha scelto altro. «Tanto», continua la lettera, «nessuno ti credeva. Credevi invece nei nostri sogni più di quanto lo facessimo noi. Ci sarà sempre tanto di te in noi». Poi un’altra lettera, sempre di un amico: «Con questo conferimento, onoriamo non solo i tuoi traguardi, ma anche l’eredità preziosa che lasci. Con affetto e gratitudine», conclude, «congratulazioni, dottor Leonardo Lorini».

di Nicolò Vincenzi
L’Arena, pagina 18 – Venerdì 18 ottobre 2024

Luciano

Veronese, classe 1967. Informatico di professione, coltiva mille passioni con cui impiega il sempre troppo poco tempo libero: musica, lettura, cinema e teatro, oltre a computer e bicicletta. Cittadino attento e sensibile, si interessa alla vita sociale e politica e pedala per la città perché crede nella bici come viatico per un maggior benessere, individuale e collettivo.

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